Pordenone wine&food Lovers

 Una valigia mezza vuota, un biglietto di andata per Pordenone, tanta voglia di scoprire e di imparare e un evento: la Educational Tour e Incoming Wine&Food Lovers.
Ho trascorso un weekend alla scoperta del vino e della gastronomia pordenonesi. Sono stati tre bellissimi giorni che qui mi impegnerò a raccontarvi al meglio..è stata un’esperienza avvolgente e meravigliosa!! Ora vi racconterò quello che ho vissuto ed ho imparato…
La prima scoperta che abbiamo  fatto è stata la Cantina Quinta della Luna , vigneti curati appassionatamente dalla famiglia Vettor.  Ci ha accolti Monica, figlia di Claudio Vettor, una persona dolcissima che ci ha raccontato la storia della sua famiglia, che con sforzi e sacrifici è riuscita a dare vita a questa fantastica cantina che mi ha incantata con i suoi vini. Traminer, Pinot grigio, Chardonnay e Refosco rosso, li ho veramente apprezzati tutti, ma quello che mi ha colpito di più è stato il Traminer aromatico, con un buonissimo profumo di gelsomino e lavanda, non invadente, poca acidità, una sapidità notevole: un vino veramente elegante. Devo essere sincera mi intendo poco di vini, ma penso che questo sia davvero un bel mondo da scoprire. Mi affascina molto l’idea di imparare ad abbinare i vini ai piatti che creo: il Traminer, ad esempio, lo abbinerei ad un piatto a base di pesce affumicato come trota o salmone.

Non vedo già l’ora di tornare a far visita agli amici di Quinta della Luna.

La seconda tappa è stato il Convegno inaugurale “Promuovere un territorio attraverso l’enogastronomia”  alla presenza dello Chef Bruno Barbieri, 7 stelle Michelin, uno dei giudici di Master chef, un mito della enogastronomia italiana (e mio!!). “Fin dalla mia infanzia, mi sono sempre cibato di cibi buoni”, ha raccontato con un largo sorriso.
Che dire?!.. ho subito preso appunti dei suoi preziosi consigli, visto che voglio essere un bravo Chef: primo insegnamento..”La tradizione per chi sceglie di fare il mio mestiere, è molto importante. Cuochi si nasce e non si diventa”. E’ lo sguardo alla tradizione che lo porta a promuove il territorio Friulano, con una ricetta veloce: un guazzetto con trota in umido, polenta ed erbe di montagna; “non è necessario fare grandi cose, ma la semplicità e credere in quello che fai”.
Una bellissima esperienza ed un’emozione conoscerlo di persona.

 Per la cena di ben venuto ringrazio vivamente La Camera di Commercio,la Provincia, La Banca Popolare FriulAdria e il Consorzio Vini Friuli Grave che ci hanno accolto con molta premura e carisma. Del menù proposto, tipicamente pordenonese, ciò che mi ha maggiormente colpita è stata la famosa Pitina (chiamata anche, a seconda della vallata,Peta, Petina o Petuccia). Un prodotto unico, per il quale non esistono termini di paragone. Per spiegarvi, bisognerebbe  ricorrere all’esempio della classica “polpetta”, anche se di dimensioni un po’ più grandi. La Pitina è fatta di carne magra di selvaggina( un tempo; oggi, più spesso di pecora o montone)tritata e impastata con una concia di sale, pepe,finocchio selvatico o altre erbe, che viene pressata a forma appunto di polpetta, passata nella farina di mais(quella da polenta)e quindi fatta affumicare per 3-4 giorni.
 

La Pitina è una squisitezza ricercata dai buongustai: consumata cruda,affettata sottile, o cotta nel tradizionale piatto che la vede insieme alla immancabile polenta o, come proposto dall’eccellente “Ristorante Al Gallo”, insieme alla cipolla rossa di Cavasso. Un’ottimo abbinamento direi.

 Una splendida serata per conoscere tutti i wine e food blogger presenti in questo Education Tour. Un caloroso abbraccio ad ognuno : Sara Roccutto, gli Amici DiVini con Riccardo Vendrame e Giacomo Manzoni, Andrea Fasolo, Valentina Casetta per Wining, Maria Grazia Melegari per Soavemente, Cristina Fracchia per Soul & Food, Rossella di Bidino per Ma che ti sei mangiato? e Daniela Dal Ben per Daniela&Diocleziano.

Sabato mattina abbiamo fatto conoscenza di Sacile,una piccola città, coccolosa, accogliente:Venezia in miniatura… anch’essa legata ad un fiume, il Livenza, che ne ha determinato storia, cultura e la scelta anche del nome Sacile, che deriva dal latino saccus. 

In molti posti si respira ancora una forte venezianità fatta di un bellissimo equilibrio tra acqua e terra e di strutture nobiliari e borghesi, in stile lagunare.  Nei pressi del  Teatro Zancanaro il sottofondo musicale Barocco  mi ha colpito e mi ha fatto venire la pelle d’oca.

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Partiamo alla volta dell’azienda agricola “Vistorta” , del Conte Brandolini d’Adda; da questa azienda, vi dirò subito, sono stata completamente rapita… un posto incantevole, una villa da sogno, con ben 7 ettari  di giardino stile inglese , con 3 laghetti artificiali, bellissimi… i colori della tenuta delle orchidee con ben 200 e più esemplari. Qui ci ha accolti l’enologo

Alec Ongaro che ci ha spiegato nel dettaglio il procedimento che, a mio parere, ha trasformato il loro Merlot 2002 in uno dei migliori vini rossi in commercio, un vino dal colore vivace, con profumi pieni di fascino, complesso con i suoi aromi di frutti rossi. Al palato il gusto ben deciso, con tannini ben presenti che da a lui un insieme di armonia. Un vino e un’esperienza  da incorniciare.

Seconda tappa del giorno è stato il ristorante “Il Rifugio”: doveva essere un buffet veloce con degustazione dei vini della Famiglia Bessich, ma arrivati lì siamo stati accolti calorosamente da Marina  e dallo Chef Manilo Signora, che ci ha proposto un menù molto ricco ed autunnale, con sapori decisi e genuini. Iniziamo subito con del pane ai porri,-buonissimo-, ed una Zuppa di zucca e pitina, il benvenuto dello chef. Come antipasto Terrina di petto d’anitra alle castagne dell’Ovest Pedemontana, – veramente strepitosi i suoi sapori avvolgenti;  come primo piatto, Raviolacci di grano saraceno al capriolo con ragù di mele e speck, – ottimo, sapori decisi, ma ben legati tra loro; come secondo piatto, Filettino in treccia al guanciale,dorato con funghi di bosco e polenta gialla integrale – qui incontro tutti i sapori della montagna, carne morbidissima, funghi delicati, e la polenta che abbraccia tutto con calore e morbidezza – e per finire in tradizione, lei… la Crostata alle mele di Budoia e marmellata di arance, gustosissima.

Dopo questo buonissimo pranzo, abbiamo fatto visita ai vivai Rauscedo.
“Una vocazione di territorio, resa ancor più evidente della presenza di un’area che ha legato il suo nome a “le radici del vino”: le barbatelle di Rauscedo (frazione di San Giorgio della Richinvelda), località dove oltre 250 coltivatori vivaisti

producono oltre 70 milioni di giovani viti all’anno esportate in tutto il mondo. Le barbatelle sono delle giovanissime piante di vite, già innestate e pronte per essere piantate. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento la viticoltura europea viene colpita dalla filossera mettendo in ginocchio tutte le produzioni d’uva. La soluzione fu trovata innestando varietà europee su viti americane le cui radici non vengono attaccata dell’insetto. Pare che durante la Grande Guerra, sia stato ufficiale dell’esercito (non ben chiaro se italiano o austriaco) a insegnare ad alcuni agricoltori di Rauscedo la tecnica dell’innesto al tavolo, ancora oggi utilizzata.

Nel mondo si producono 500 milioni di viti, 360 milioni (il 72%)in Europa, 140 nel resto del mondo. L’Italia è al primo posto con 100 milioni. Il Friuli Venezia Giulia contribuisce per oltre il 65%. La produzione viene esportata per il 40%. Il merito maggiore è del vivaisti di Rauscedo, il comune ” alle radici del vino”.
Non saprei cosa altro aggiungere…per cui, questa volta, lascerò il compito ai miei colleghi 130289942131219859wineblogger. 😉

 

 

A Palazzo Montereale Mantica ( nel centro di Pordenone)ci aspettava Sandro Sangiorgi. Sandro ci ha proposto un bellissimo  Laboratorio che si intitolava “Il significato della seduzione”, sei vini, degustati insieme a tre stagionature di Montasio. – “Perché seducente? Perché il formaggio?”- Sangiorgi, ci spiega come degustare, farci  coinvolgere, come parlare con il vino. Che, “quando c’è il formaggio di mezzo il vino deve dimostrare di tenerci”, “il vino è come una persone, quando è davanti a te deve esserci per intero.”
Passiamo ora ai vini proposti: Spumante della cantina Borgo dell’Oca del 2010, con un dorato importante,una acidità notevole, perdura molto volentieri in bocca. Un Traminer della cantina di Fernanda Cappello del 2012, molto comunicativo , buona acidità, profumo esuberante di spezie e mela. Un Merlot del 2009 della cantina Vistorta, profumi di frutti di bosco, corposo, e molto complesso. Un Merlot della cantina di Gian Franco Friullano del 2007, molto speziato, verde, un vino intenso nel parlare di se. Un Pinot grigio  della cantina San Simone, profumi di vaniglia, fermo, strutturato, ma sfuggente.
Con questo laboratorio ho imparato davvero tanto, anche grazie al modo passionale e molto professionale di Sandro Sangiorgi  nel parlare di vino. Si avverti che è un “mestiere” che davvero ama.

La domenica mattina troviamo un bellissimo cielo blu, partiamo per Sequals in provincia di Pordenone, dove visiteremo la Tenuta Fernanda Capello con i suoi vigneti che si espandono sino ai piedi delle colline Friulane, più precisamente nella microzona della doc Grave del Friuli (che si estende da Sequals a Spilimbergo)

E’ l’amore per questa terra unica, che cattura il cuore di Fernanda Capello nel 1980, anno in cui decide di abbandonare l’attività di architetto e di trasferirsi da Campodarsego(PD) a Squals per dedicarsi ai 130 ettari di vigneto posti a dimora da papà Ernesto. E’ in questi anni che Fernanda incontra l’enologo Fabio Coser che lei definisce “il suo maestro” e con grande entusiasmo, curiosità e professionalità si dedica totalmente alla realizzazione del progetto tanto amato da suo padre: produrre vini d’eccellenza e di grande tipicità territoriale nel rispetto delle tradizioni.

I vini della Tenuta Fernanda Capello sono caratterizzati da una elegante aromaticità tipica del vigneto, da una freschezza e mineralità che li rendono estremamente eleganti e adatti sia all’aperitivo, sia da accompagnamento.

La loro struttura non invadente permette l’esaltazione dei sapori del piatto e del vino stesso, creando un’armonia perfetta. Il Refosco mi ha piaciuto molto, ma anche il Triminer è favoloso. Secondo me sarebbe divino l’abbinamento con una cruditè di gamberi rossi di Sicilia. Un esplosione di profumi, mai invadente, che lascia al palato una sensazione di freschezza, in una parola: raffinato.

Seconda tappa: Vivaro (PN),  al risotrante “Gelindo dei Malgredi”, ci ha accolti Donatello proponendo un menù semplice ma davvero delizioso, con nuove scoperte dei formaggi locali e dessert fatti in casa: tutto molto buono e saporito. Una breve pausa per gli acquisti dei loro formaggi che mi hanno maggiormente colpita come il frant  e la ricotta affumicata, e via di nuovo…
Terza e ultima tappa , la cantina Casula: un’aria fresca, un cielo color fuoco di un tramonto autunnale che mi incanta…qui abbiamo conosciuto Francesco che ci ha fatto degustare il  Sauvignon del 2012, un vino leggero, acidità notevole, con un’ottimo rapporto qualità-prezzo. Uno Chardonnay , sapido, maturazione completa, profumo di erbe secche. Infine, un Pinot nero del 2011, un bellissimo rosso, lavorato in botti di legno, tannini notevoli, ma non insistenti. Dopo la degustazione siamo usciti a mangiare un po’ di castagne accompagnate da un bicchiere di Refosco, con questa aria frizzante e un paesaggio da togliere il fiato
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